Necropoli di Sopraripa
A meno di due chilometri da Sovana, sulla sponda sinistra del torrente Folònia, si trovano i resti di una vasta area sacra etrusca.
Tutto il costone tufaceo, oggi ricoperto da un bosco di castagni, venne scavato, tagliato e scolpito dagli etruschi ed è tra le maggiori espressioni della rifinita arte e architettura rupestre di quel popolo. Gran parte della necropoli è ancor oggi interrata, mentre sono visibili le tombe monumentali sul livello più alto del poggio, sotto le rupi della sommità.
Tombe “a dado”
Il “dado” è in realtà un altare scolpito nella roccia, con scale laterali che conducevano in cima all’altare per officiarvi offerte e ritualità. Le tombe “a dado”, come altri tipi di sepolcri etruschi, riproducevano l’archetipo dei tre mondi: inferi (sepolcro sotterraneo), terra (altare e area contigua) e cielo (il cippo sopra l’altare). Spesso le tre parti del sepolcro furono realizzate in modo da essere perpendicolari tra loro, così da avere un “axis mundi”, un’asse di connessione tra cielo, terra e inferi.
Tombe “a edicola”
L’edicola è un monumentale masso tufaceo a forma di arco. Sotto la volta dell’arco veniva usualmente scolpita la figura del defunto, distesa su un triclinio. Questi preziosi monumenti funerari appartennero alla casta sacerdotale sovanese, sacerdoti e sacerdotesse, lo attestano i simboli, naturalistici e femminili, mai marziali, scolpiti sulle varie parti dei sepolcri.
Tomba della Sirena
Sul frontone di una tomba “a edicola” è raffigurata una sirena bicaudata che regge la vela di un vascello affondato. Ai due lati, due piccole figure alate. Il naufragio è simbolica allusione al viaggio post-mortem, la sirena è in veste di soccorritrice e guida delle anime partite per il grande viaggio ultraterreno. Nella religione etrusca esisteva una larga famiglia di creature alate – le lase – di natura femminile, considerate benefiche protettrici degli umani, concezione simile a quella degli angeli, delle fate e altre mitiche creature soprannaturali.
Via cava di S. Sebastiano
E’ la via sacra della necropoli dove si svolgevano le processioni funerarie. E’ tra le più profonde vie “tagliate” nel tufo, circa 20 metri di profondità (400 metri di lunghezza). Resta ancora da spiegare il mistero del perché, parallela a questa via cava, ve ne sia un’altra, quasi un suo doppione. Il mistero si infittisce se si considera che in due siti etruschi del territorio (Castellaccio e fosso Castelsereno) si trovano tre vie cave parallele, praticamente attaccate l’una all’altra, conducenti negli stessi luoghi. Evidentemente i costruttori etruschi (o pre-etruschi) non tagliarono questi enormi percorsi semisotterranei per fini di ordinaria viabilità. Comunque, per gli Etruschi le vie cave furono le “vie sacre” delle necropoli, nate secondo la credenza nel potere sotterraneo e creativo della dea della terra, la madre terra.